La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Vado a vivere in campagna: il dinamismo delle giovani imprese agricole e l'impaccio dell'Italia nell'utilizzo dei Fondi Europei
01/Febbraio/2019
Attualità economiche sociali

di Lorenzo Guidantoni

Nell'Italia del boom economico, quando la richiesta di mano d'opera portava gli abitanti delle campagne verso le città, ai più recalcitranti a partire, gli anziani ricordavano con bonaria saggezza che "la terra è bassa", quale sinonimo di fatica fisica e scarse prospettive economiche.

A distanza di qualche decennio, complice lo sviluppo tecnologico e un mercato nuovamente remunerativo, i dati divulgati dalla Coldiretti lasciano intendere che  "la terra sia diventata un  po' più alta" e sicuramente più attraente, soprattutto per i giovani che intendono fare impresa.

Nell'evoluzione di questa dinamica sociale, i numeri della Coldiretti parlano di 56 mila imprese agricole condotte da under 35, nei primi 9 mesi del 2018, con un + 5% rispetto al 2017, ed un fatturato che è più elevato del 75% rispetto al totale delle imprese agricole, oltre ad avere un 50% di occupati in più.

Le motivazioni di questi risultati positivi sono rintracciabili in un diverso approccio dei giovani verso la tradizionale impresa agricola, ormai fortemente digitalizzata nell'ambito della distribuzione, con un occhio sempre attento al wellness e alla creazione di prodotti particolari, che soddisfino il cliente più esigente, rintracciando in una fascia di reddito più alta il proprio target.

Il futuro dell'agricoltura italiana, d'altronde, date le contingenze di un territorio limitato, e il confronto con nazioni molto più prolifiche (OGM compresi), non può che essere indirizzato verso l'eccellenza e l'export.

All'interno di questo quadro, l'aumento del numero di giovani impegnati in agricoltura trova giustificazione soprattutto in un potente motore per la rinascita: i fondi europei, distribuiti secondo bandi che agevolano gli under 30/40.

Per potervi accedere dunque, i giovani hanno l'onere e l'onore di rendersi protagonisti, sostenuti, in ogni caso, dal credito bancario e dai risparmi familiari, in quanto la richiesta di tecnologie, risorse umane e quant'altro serva per questo tipo di attività, richiede un importante esborso che quasi mai i fondi riescono a garantire in toto : non basta insomma la poesia del bucolico.

I dati della Coldiretti sono serviti anche a lanciare un monito verso le dirigenze amministrative e politiche. Nel 2017, infatti, 23 mila richieste di insediamento e di impresa dei giovani sono state respinte dalle Regioni, le quali avevano calcolato in modo errato le loro disponibilità finanziarie o dei terreni, con il forte rischio di annullamento delle gare indette e l'obbligo di rimborso all'Europa.

Per un sistema europeo fortemente criticato ad ogni alito di vento, anche dal mondo dell'agricoltura si solleva dunque una tematica fin troppo taciuta, alla quale, paradossalmente, nessuna forza politica cerca di dare soluzione : l'incapacità dell'Italia di usare fondi europei per le imprese, nuove o già esistenti, e per tutti i settori di sviluppo che l'Europa cerca di agevolare.

A fronte del totale disponibile, l'Italia è nelle ultime posizioni, utilizzando solo il 9% di quanto fruibile e garantito, ascrivendo alle scarse conoscenze degli intermediari, ma soprattutto alle lungaggini della burocrazia, colpe che ricadono su tutti, per treni che rischiano di non passare più.