La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Occidente e Cina: rischi di una attrazione fatale.
26/Febbraio/2019
Attualità economiche sociali

di Lorenzo Guidantoni

Le economie occidentali e la Cina hanno intrattenuto rapporti che sono passati attraverso varie fasi nel corso degli ultimi venti anni. Ad oggi, la relazione sembra la seguente: laddove il cinico e vecchio occidente ha pensato di trovare una badante formidabile verso est, appoggiandosi e prosperando su una nazione per mezzo della quale tornare ai ritmi post bellici della sua gioventù, oggi, ne dipende in toto e ne è in balia.

LA SEDUZIONE

La globalizzazione, esplosa definitivamente come processo di movimento merci e produzione delocalizzata all'inizio del millennio, ha avuto nella Cina la nazione seduttrice per eccellenza. Alle grandi imprese, da quelle tecnologiche a quelle tessili, l'industria cinese ha offerto mano d'opera e condizioni contrattuali che hanno letteralmente spostato il baricentro del mondo produttivo verso est. 

La contenuta remunerazione della mano d'opera e lo scarso rispetto dei diritti dei lavoratori cinesi, hanno favorito la crescita di fabbriche a Pechino e dintorni, i cui prodotti hanno iniziato a viaggiare verso l'Europa e gli Usa in modo sempre più massiccio. Ciò ha spinto il Governo Cinese -  vero manovratore delle politiche imprenditoriali interne - all'ideazione della della Via della Seta: opera mastodontica, atta ad incrementare il numero di scambi ma anche il peso geopolitico della Cina verso il mondo.

Allo stesso tempo, sempre più forte economicamente, con ritmi di crescita del 10% ed oltre, per anni, durante la presidenza di B. Obama, ha acquistato parte dell'enorme  debito americano, in una operazione dal forte sapore di rivalsa morale, oltre che politica.

IL MATRIMONIO

Con una liquidità ed un patrimonio sempre più ampio, il Governo cinese si è scoperto imprenditore, rilevando, in vari settori, un gran numero di aziende europee ed americane. Questo ha consentito al Paese di elevarsi dal ruolo di  esecutore a quello di commissionario, ed iniziare ad avere voce in capitolo nelle complesse dinamiche politiche dei Paesi dove si è insediato.  Questo processo ha riguardato in particolar modo le economie giovani e bisognose di liquidità (v. Africa, Asia); non è di poco conto la presenza della Cina anche in Europa e USA.

LA CRISI

Le crisi, si sà, a volte partono da lontano, spesso sono sottovalutate ed esplodono improvvise.  Nel caso della Cina valgono tutte e due le verità. Negli ultimi dieci anni, il debito totale delle famiglie, delle imprese e del settore pubblico è salito dal 138% al 241% del prodotto lordo, e quello riferito alle sole società non finanziarie dal 93% al 150%. 

Il ritmo di crescita sta improvvisamente crollando, seppur sia sempre positivo, ed è previsto, quest'anno, "solo" fra il 5 ed il 6%.

E' questo il preludio di una crisi del debito che travolgerà il mondo occidentale ormai troppo compromesso con la bandiera rossa? Probabilmente no, perché una crisi del debito ha bisogno di due componenti: forte aumento dei tassi d'interesse e brusco rallentamento della crescita.

E qui la giovane Cina dimostra tutta la sua dinamicità ed indipendenza, tipica delle nazioni giovani e spregiudicate: i tassi di interesse vengono controllati direttamente dalla Banca del Popolo - senza lungaggini, riunioni, difficili equilibri e litigi come accade fra Bruxelles e le varie capitali europee- il tasso di crescita è comunque positivo; in ogni caso, l'occidente non può tornare indietro. La produzione occidentale ha ormai traslocato e si può dire goda ancora di ottime condizioni – se le fabbriche di Shenzhen e la situazione criticabile dei loro lavoratori non inteneriscono nessuno, ma, si sa, pecunia non olet - .

DIVORZIO IMPOSSIBILE E RIBALTAMENTO DEI RUOLI

Se un divorzio è dunque impossibile, stavolta toccherà all'Occidente fare buon viso a cattivo gioco, tutelandosi contro il contraccolpo di un export verso la Cina sempre inferiore, già in forte contrazione (5%), e con tassi superiori per certi comparti: l' automotive, ad esempio, è crollato del 60%, cedendo ben un miliardo negli ultimi dodici mesi.

Tali dinamiche, provenienti da est, travolgeranno soprattutto le nazioni più deboli, in particolare quelle che hanno basato le loro aspettative di crescita sull'andamento della bilancia commerciale, fortemente dipendente dall'export, ed incapaci di ricreare economie sistemiche interne, forti come un tempo: paesi ai quali, stentiamo, ma dobbiamo accostare il nostro Paese.

A livello globale, la deflazione che toccherà probabilmente la Cina, comporterà la diffusione della crisi verso gli Stati Uniti e l'Europa, con conseguenze facilmente intuibili.

Così la giovane amante, da innocente pulzella dell'economia globale si è trasformata nell'Atalanta greca, che ammaliava con la sua bellezza e uccideva ogni pretendente al matrimonio.