La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Il seducente "milione di posti di lavoro" della politica italiana
25/Gennaio/2019
Politica Economica

di Lorenzo Guidantoni

Esistono numeri con significati intrinseci capaci di assumere, per il singolo quanto per la comunità, un valore scaramantico, se non di culto.

Nell'antica Roma il numero principe era il 7: così come i colli, i Re, le Chiese, le Gallerie pedonali, le mostre d'acqua etc; 

Nella cultura popolare europea il numero 17 porta sfortuna; nella politica italiana, il numero magico è invece 1.000.000, come i posti di lavoro che, fin dal 1994, Silvio Berlusconi ed i Governi successivi inseguono e promettono ad ogni tornata elettorale di rilievo, sfiorando, quasi mai, il risultato promesso. 

Dopo oltre venticinque anni, passando da Berlusconi a Renzi, si arriva, oggi, alla promessa di Luigi Di Maio e del Movimento 5 Stelle, di raggiungere tale agognato numero "in 2-3 anni, attraverso l'attuazione del reddito di cittadinanza, in condizioni economiche normali".

Questo slogan, così espresso, già sarebbe più colpevole degli altri per minare alla base ogni empatia e sogno, non solo per la scarsa sintesi, ma anche per la distanza dimostrata nei confronti di una realtà che viene spiegata puntualmente dai dati sull'economia, provenienti dai maggiori Istituti di ricerca e dalla Banca D'Italia.

Le "condizioni economiche normali" auspicate dal Consigliere Economico del Vice Premier Luigi Di Maio, Pasquale Tridico, non esistono nemmeno come presupposto,se è vero, come calcolato da più parti, che stiamo andando incontro ad una recessione tecnica, con un calo del Pil previsto ad un +0,6% per il 2019, ed il rischio di una pesante manovra correttiva.

In aggiunta a questo, il rallentamento della Cina ed in generale dei mercati finanziari internazionali, non aiuta a dare molta fiducia verso future, auspicate, "condizioni economiche normali". 

Le scelte del Governo in materia economica sono note: forte spesa pubblica indirizzata nel compimento del reddito di cittadinanza e delle pensioni a "quota 100" - altro numero magico-  senza tenere da conto la forte pressione fiscale, con una scarsa attenzione agli investimenti pubblici, soprattutto in materia di grandi opere, dove ogni volta nasce un dibattito senza fine fra analisi di costi – benefici, commissioni e comitati vari, che paralizzano il Paese e congelano l'occupazione.

In questo senso, è paradossale pensare che, secondo i dati provenienti da Confindustria e dalle Associazioni di categoria, fluidificando il sistema burocratico e mettendo in moto lavori per i quali, da anni, sono già stati stanziati i denari (infrastrutture materiali e digitali, ristrutturazioni etc.), si sfiorerebbe il fatidico milione di occupati,che invece resta a casa o sopravvive con la cassa integrazione, in attesa dei complessi cambiamenti prospettati dal Governo.

La dichiarazione del Consigliere Economico, Pasquale Tridico, non nascondono la preoccupazione di fallire il raggiungimento dell'obiettivo, ma sembrano voler già individuare, fuori dal contesto italiano, i motivi di un fallimento annunciato,quando, a guardar bene, il Governo sta riuscendo ad incastrarsi da solo in una spirale che spinge sempre di più il Paese verso la recessione.