La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Il Papa, Grillo …e Di Maio
04/Giugno/2019
Attualità

di Lorenzo Guidantoni.

"Non basta non fare il male per fare il bene".

Con queste parole, riprese dal Vangelo, Papa Francesco incitava un anno fa i 90 mila giovani in Piazza San Pietro, ad entrare a far parte della società con un ruolo da  attori protagonisti, nel quale la coerenza personale e l'ambizione verso il bene comune, sarebbero dovute essere le stelle polari di ogni scelta personale.

"Luigi non ha commesso un reato, non è esposto a nessuno scandalo. Deve continuare la sua battaglia. La minaccia non viene da dentro, nessuna espiazione".

Passiamo così dai consigli del Papa per i giovani di tutto il mondo, a quelli di Grillo, per un giovane solo, Luigi Di Maio, che, travolto insieme ai 5 Stelle dall'ultima tornata elettorale, è finito al centro della polemica. Il padre politico del Movimento, cerca di difendere uno dei suoi discepoli facendo appello agli aspetti etici del Governo, ma trascurando altri valori che pur un esecutivo necessità, come credibilità e competenza.

Competenza, credibilità e, aggiungiamo, fiducia: tre mancanze di cui viene accusata politica attuale.

L'importanza di tali prerogative nella guida di un Paese come l'Italia, era stata richiamata già il 30 marzo u.s., a Matera, dal Presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Antonio D'Amato.

Nel discorso al Workshop "Conoscere per competere", D'Amato aveva registrato come "anche nei settori nei quali l'Italia eccelle (lusso, design, agroalimentare) scontiamo un 15-20% di price positioning dovuto a scarsa reputazione del sistema Italia". Altresì, aveva ricordato come nessun imprenditore fosse così stupido da volere un Paese instabile, riferendosi ad un Governo gialloverde già traballante, al quale il mondo dell'industria chiedeva competitività e fiducia, necessari per stimolare gli investimenti richiesti al mondo dell'impresa.

In queste mancanze, rappresentate fisicamente da una figura giovane ed inesperta come quella di Luigi Di Maio, insite nelle parole espresse dal Presidente dei Cavalieri del Lavoro come da altre autorevoli figure, si poteva già sottintendere quello che, oggi, Grillo prova a giustificare, ma che il Papa aveva già ribadito: "non basta non fare del male per fare del bene". Con buona pace del bravo ragazzo Luigi Di Maio, fare il Vice Premier, il Ministro del Lavoro, il Ministro dello sviluppo economico e il leader del Movimento, "non è commettere un reato" come ribadisce Grillo, ma è sicuramente un compito altamente gravoso da portare, per spalle troppo inesperte.