La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Istat: disoccupazione in calo, ai minimi dal 2012. Occupazione record dal 1977, ma non ovunque.
04/Luglio/2019
Attualità economiche sociali

dì Lorenzo Guidantoni

Aumenta il tasso di occupazione, scende quello della disoccupazione.  Un quadro decisamente positivo è quello che viene fornito dall'Istat  sul mercato del lavoro, vedendo,  per l'Italia, valori record sotto entrambi gli aspetti.  Ma, nel dettaglio, cosa dicono questi indicatori? La disoccupazione, a maggio, scende dello 0,2%, rispetto ad aprile, e si attesta al 9,9%: si tratta del valore più basso dal febbraio del 2012.  In particolare, scende quella giovanile, al 30,5%, siamo a ben 51mila unità in meno rispetto al mese precedente.  Da notare anche il calo su base annua: -192mila unità. Dall'altra parte, aumentano gli occupati, con una crescita mensile di 67mila unità, lo 0,3%. Questo aumento, però, riguarda soprattutto gli uomini (66mila) e gli over 50 (88mila).  Il generale  tasso di occupazione sale al 59%, un valore mai registrato prima: è il più alto dal 1977. Il numero degli occupati è ora di 23 milioni e 387mila unità. 

Per la prima volta dal 1977, anno dal quale è possibile avere le rilevazioni Istat, i lavoratori dipendenti superano la quota 18 milioni. A maggio, vediamo aumentare  sia i dipendenti permanenti che quelli a termine, con una crescita maggiore per quelli a tempo indeterminato. Gli occupati a tempo indeterminato sono poco meno di 15 milioni, mentre a tempo determinato superano di poco i tre milioni. Gli occupati indipendenti, ovvero i lavoratori autonomi, sono 5 milioni e 355mila, in aumento a maggio sia rispetto al mese precedente che su base annua. E gli inattivi? Per loro, ossia quelle persone che non fanno parte della forza lavoro e non sono né occupati né disoccupati, nel senso che non hanno un lavoro e non lo cercano neanche, tra i 15 e i 64 anni, il dato è stabile. Il tasso di inattività è invariato al 34,3%, segnando, però, una leggera diminuzione tra gli uomini, che controbilancia il lieve aumento tra le donne. 

I dati diffusi lo scorso 1 luglio  dall'Istat sull'andamento dell'occupazione nel mese di maggio sono incoraggianti e fanno esultare i nostri Vice Premier, in una rincorsa per accaparrarsi il merito di tale successo. Ma, con uno sguardo realistico, non possiamo non segnalare la permanenza del profondo divario tra Nord e Sud. A ciò, si aggiunge la mancanza di lavoro per tanti giovani costretti, mensilmente, a cercare una opportunità occupazionale nelle regioni del nord o all'estero. 

Sicuramente, è significativo che l'occupazione sia scesa di 34 mila unità, nella fascia tra 35-49 anni, mentre aumenta soprattutto nella fascia over 50, cosa dovuta in buona parte al fatto che le riforme pensionistiche mantengono le persone più a lungo di prima al lavoro, nonostante quota 100. Restiamo comunque tra gli ultimi in Europa e primi per la quota di Neet (neither in employment nor in education or training; ovvero, persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione).

E allora, ci chiediamo se non vi siano contraddizioni con quanto quotidianamente dichiarato dalle Associazioni di Industriali italiane. Come vedono, questi ultimi, tali risultati che sembrano essere l'esito di una buona politica di Governo?

L'Ufficio Studi di Confindustria sostiene che, in un contesto di forte debolezza congiunturale, non sono chiare le dinamiche alla base di questo fenomeno di crescita, inatteso per entità e poco coerente con i profili delle variabili di produzione, fiducia e consumi. Il rischio, evidenziano i Centri Studi è che si tratti di dati contingenti, occasionali, visto che la riduzione della disoccupazione non è legata ad un rialzo significativo della produzione industriale, scesa in aprile dello 0,7% su base mensile e dell'1,5% su base annua o delle vendite al dettaglio.

Dello stesso avviso anche la Confcommercio che rileva come sia possibile attribuire tale risultato alla permanenza,  almeno fino a maggio, del trend di debole crescita osservato nel primo trimestre delle ore complessivamente lavorate nel sistema produttivo (+1,5% su base annua).