La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Industria 4.0: laboratorio del Paese
16/Settembre/2019
Attualità economiche sociali

di Lorenzo Guidantoni

Il progetto di sviluppo economico collegato all'Industria 4.0, è esemplificativo delle difficoltà da parte della politica italiana nel proiettare società ed imprese verso il futuro, volendo seguire strade diametralmente opposte nel rapido susseguirsi dei vari Governi.

Tutto ha inizio nel 2016. Il premier Renzi si impegna per l'automazione industriale con un incentivo "orizzontale" verso aziende capaci di investire nell'avanzamento tecnologico delle attività produttive. 

Tale programma da subito palesa criticità e dubbi: il primo relativo al riflesso che  "robotizzazione" e  "digitalizzazione" avranno sull'occupazione; il secondo evidenzia la mancanza di personale specializzato in ICT (Information and Communications Technology), linfa vitale per l'avvio di una rivoluzione complessa.

Ad oggi, ancora non ci sono risposte certe riguardo l'impatto dell'industria 4.0 sul mondo dell'occupazione. Rimane negli archivi la previsione fatta al World Economic Forum 2016, in cui si profetizzavano, con l'avvio dell'avanzamento tecnologico, 5 milioni di posti di lavoro in meno in Europa, ed un sostanziale pareggio per l'Italia (200 mila assunzioni, 200 mila licenziamenti).

Relativamente al personale specializzato in ICT, tutt'oggi la richiesta proveniente del mercato del lavoro supera l'offerta, e a poco è servito il credito d'imposta agevolato per la formazione del personale - inizialmente previsto al 40%. 


Tornando alla travagliata storia di questo piano, le aziende non hanno nemmeno il tempo di partire che, nel 2018, il Governo gialloverde  depotenzia fortemente l'Industria 4.0

Alla ricerca di denari per rimpinguare la quota 100 ed il reddito di cittadinanza, il Governo dimezza i crediti d'imposta previsti dal piano originario per formazione ed attività di ricerca e sviluppo.


Intanto, senza che nessuno se ne curi, le imprese italiane si trovano spiazzate dall'ennesimo cambio di programma.

Oggi, con il nuovo Governo PD/M5s, il tema dell'industria 4.0 torna d'attualità. 

Il rilancio degli investimenti dovrebbe interessare nuovamente lo sviluppo dell'automazione industriale, ma non più in maniera orizzontale, bensì premiando eccellenze capaci di impegnarsi anche nei progetti di "ricerca pre – competitiva", stimolando lo sviluppo di "eco-sistemi innovativi".

Nell'epoca green e tech in cui il nuovo esecutivo ha promesso di lanciare l'Italia, il piano dell'Industria 4.0 vuole articolarsi come una vera e propria rete, capace di comunicare e crescere insieme, con il sostegno dello Stato ed a beneficio di tutti.

I cambi di rotta su un tema così complesso, ed in un lasso di tempo che non supera i 4 anni, sono evidenti, tanto quanto è facile immaginare le difficoltà di un imprenditore nel programmare i propri investimenti dentro un tale quadro di incertezza.

Per il futuro, ci limitiamo a porre qualche domanda: 

  • descritti i pregressi, la fiducia delle imprese sarà ancora la stessa verso il programma "industria 4.0"? 
  • Quale imprenditore sarà allettato da benefici che rischiano di non superare i costi di ricerca?

Può essere spiacevole ricordarlo ma, in Italia, quando si legifera in maniera articolata dall'alto, "a cascata" burocrazia e complessità si moltiplicano, vanificando benefici ed obiettivi previsti: succederà lo stesso con il nuovo piano dell'industria 4.0? 

Speriamo di no.