La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
I PRIMI DATI SUL "QUOTA 100" CI DICONO CHE…
15/Aprile/2019
Attualità economiche sociali
di Lorenzo Guidantoni


I primi dati sul provvedimento "Quota 100", basati sulle domande pervenute al 26 marzo, sono stati elaborati e diffusi dall'INPS, presentando differenze territoriali e di settore davvero interessanti.

Su 103 mila richieste inoltrate, 36 mila arrivano dal pubblico impiego, il doppio da fabbriche e servizi.

Tutti i numeri diffusi dall'INPS:

  • 7.600 domande sono state respinte;
  • 34.600 quelle già accettate, le restanti risultano attualmente in elaborazione.
  • la Lombardia è la Regione dalla quale sono arrivate più richieste (12.400);
  • l'area metropolitana di Roma è il territorio in cui si concentrano 7.900 domande, più quelle compilate in tutta l'Emilia Romagna (7.000);
  • dal Nord ne giungono in totale 28.020, dal Centro 17.130, dal Sud ed Isole 21.660.


Sulla base del primo afflusso, l'INPS certifica una un'omogeneità fra le domande provenienti dal settore pubblico e da quello privato, ricordando, però, che i dipendenti delle Forze Armate non sono inclusi nel provvedimento.

Altresì, l'Istituto fa notare che dopo un'iniziale "valanga" , al ritmo di 3.000 richieste al giorno, oggi la media non supera le 1.000/1.500.

Indubbiamente, nel  mondo delle imprese, la quota 100 può favorire un turn over che apra le porte all'occupazione giovanile oltre a nuovi processi produttivi, in linea con l'era digitale. Al tempo stesso, però, bisogna tenere da conto le competenze e le esperienze che si perdono, nonché i problemi di carattere finanziario e di liquidità, che possono aprirsi in collegamento ai pagamenti dei TFR.

Per quello che concerne il settore pubblico, la repentina emorragia di migliaia di dipendenti, associata  alle lungaggini dei concorsi pubblici, rischia di  indebolire un settore che, in ogni caso, necessiterebbe di una ristrutturazione programmatica, al momento, non contemplata dal contratto di Governo.

In questo senso, i dati sull'occupazione che usciranno all'inizio del 2020, potrebbero essere considerati come il primo segnale della bontà o meno di questo discusso provvedimento che, solo per il 2019, costerà 8.6 miliardi di euro, crescendo, nei successivi anni, fino ad arrivare a pesare sul bilancio per 10 miliardi annui.