dì Lorenzo Guidantoni
In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, domenica 5 aprile, il Presidente emerito di Intesa San Paolo, Giovanni Bazoli, rilancia un'idea di Ferruccio De Bortoli e dell'ex ministro Giulio Tremonti (da noi espressa già in tempi non sospetti), sulla possibilità di un prestito non forzoso, effettuato dagli italiani in favore dello Stato.
Davanti alla pandemia e a i suoi effetti devastanti per il sistema economico , il bresciano Bazoli non ha dubbi: 100 miliardi di euro non basteranno per tamponare l'emergenza e far ripartire il Paese a tempo debito.
Per questa via, egli riprende l'idea di un "grande prestito non forzoso, finanziato dagli italiani e garantito dai beni dello Stato", attraverso il quale fare la necessaria raccolta per intervenire nell'immediato e costruire più serenamente il prossimo futuro, evitando lo scontro frontale con una Europa, la quale è chiamata a fare il suo compito, senza chiudersi in una nuova "lega anseatica".
Esclusa l'idea di una patrimoniale, "non possibile politicamente e che fornirebbe un gettito inferiore rispetto alle aspettative ", quella del prestito degli italiani sembra un percorso percorribile e fruttuoso per tutti.
Per di più, si darebbe la possibilità di disporre di bond, che potrebbero emessi a garanzia di eventuali finanziamenti bancari.
Il cerchio si chiuderebbe bene, se ci fosse un incoraggiamento fiscale e l'ottenimento di finanziamenti a tassi azzerati, o quasi.
Alla base di questa proposta, l'anomalo quadro di una finanza italiana che registra il debito pubblico più alto d'Europa(2.409 miliardi) e quello privato meno corposo, con una ricchezza pari a 4,347 miliardi euro, a fronte di 926 miliardi di passività.
Con questi numeri, secondo Bazoli, "meno del 7% della ricchezza finanziaria delle famiglie potrebbe segnare una svolta capace di cambiare la storia d'Italia".