La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Coni e politica : evitiamo l'azzardo!
06/Dicembre/2018
Attualità economiche sociali

L'elettorato, il 4 marzo 2018, ha premiato chi ha professato la politica del cambiamento. E' stato un attraente messaggio, da maneggiare con cura, ma fuori dall'entusiasmo dei primi giorni, ci si sta accorgendo di quanto sia difficile essere coerenti con ciò che si è prefissato in campagna elettorale.

Cambiare, quando non si è arrivati al disastro, come non lo si era, comporta notevoli costi, che vanno comunque inseriti in una strategia di medio – lungo termine. Se si vuole tutto e subito, si rischia di buttare il bambino con tutta l'acqua sporca.

Oggi, nell'osservazione del Governo, accanto ad azioni di migliore causa, c'è il mirino puntato sul Coni. Per esso, come si è ventilato per l'operatività del Ministro dell'Economia, si vuole accentuare la capacità di finanziamento delle attività sportive nella Presidenza del Consiglio, lasciando allo storico Ente solo l'organizzazione delle Olimpiadi.

Prometeia, in occasione del Forum organizzato dal Comitato Leonardo su "Sport e Imprese: play together, win together" tenutosi, a Roma, presso il Coni, il 4 dicembre, ha presentato però numeri di un settore in costante crescita, da decenni, in cui il coinvolgimento della popolazione, l'aumento della domanda ed il circolo virtuoso tra sportivi, società e imprese, è andato aumentando a vista d'occhio. Prima di leggere questi numeri, dunque, la domanda è: c'è bisogno che la politica si inserisca a piè pari in un meccanismo che funziona e produce eccellenze?

I dati parlano chiaro.

Dal 1995 al 2017, in Italia, c'è stato un incremento del + 7,3% delle persone che praticano sport  (+ 7% in modo continuativo e + 0,3% in modo saltuario).

Lo sport italiano è in crescita, con 11.6 milioni di praticanti sportivi tesserati, 121.800 società sportive, e, soprattutto, come segno dei tempi, un aumento esponenziale delle attività fra i più anziani.

L'impatto dello sport sul mondo dell'economia si traduce in un risparmio di 1,5 miliardi di euro sulla Spesa Sanitaria Nazionale, considerati i bene impliciti provenienti da una popolazione attiva e sana, oltre a svolgere un importante ruolo sociale, favorendo integrazione, coesione socio economica e limitare i disturbi dell'attenzione, sempre più frequenti all'interno delle fasce d'età più giovani ed inattive.

Superata l'epoca del leggendario Abebe Bikila, che vinse la maratona delle Olimpiadi di Roma gareggiando (e vincendo) a piedi scalzi, le imprese traggono beneficio da una vivace domanda che, nell'epoca della tecnica, tocca abbigliamento e oggettistica relativi ad ogni disciplina, stimolando il mercato con la ricerca, la produzione e la vendita di prodotti sempre più sofisticati.

Le imprese dello sport sono 39 mila; con un valore di produzione di 17,5 miliardi di euro, occupano 118 mila persone. Si tratta per lo più di PMI, e questo è importante sottolinearlo, a fronte delle difficoltà di questo tipo di aziende (meno di 15 dipendenti e fatturati inferiori a 10 milioni di euro), ad essere ancora protagoniste sui mercati.

Industria, commercio e servizi collegati al mondo dello sport, sono cresciuti rispettivamente del 1,1 / 1,6 e 1.1 %. In tutto questo, ovviamente, la pubblicità e gli sponsor sono aumentati, fino ad arrivare al + 27,9% dal 2007 ad oggi, aiutando lo svolgimento di manifestazioni ed il supporto alle società sportive.

Un circolo virtuoso che riguarda un mercato particolare, ciò va detto, e le cui dinamiche si riverberano in tutti i settori dell'economia, dove domanda e offerta devono avere un equilibrio costante. Per questo, è bene fare attenzione all'azzardo, nella foga del cambiamento.

 

 

 

 

Le opinioni espresse nelle news sono a cura della direzione e non coinvolgono assolutamente i membri del comitato scientifico di Tempo Finanziario.