La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Il "benaltrismo": dal Ponte sullo Stretto di Messina alla TAV.
13/Febbraio/2019
Politica Economica

dì Lorenzo Guidantoni

Il neologismo benaltrismo indica la tendenza a spostare l'attenzione su un problema in discussione, ad altro, che si addita come più importante o più urgente.

Nel linguaggio politico, che si è spesso prepotentemente fatto spazio in quello comune, il benaltrismo è diventata la parola più usata per spiegare le strategie dell'attuale Governo in relazione ai problemi d'attualità, che siano gli accordi presi con l'Europa o le necessità richiamate a gran voce dall'imprenditoria italiana e da gran parte dell'opinione pubblica.

Il problema del "benaltrismo", come tutti i mali atavici e irrisolti dell'Italia, ha radici ben più lontane di quelle odierne, radicalizzatesi ancora prima dell'avvento del Governo gialloverde.

Le decisioni "benaltristiche" hanno trovato al Sud molti dei loro esempi più espliciti, soprattutto nell'affrontare problemi di ordine sociale o nell'impostazione di piani di rilancio del territorio e dell'economia.

Un esempio di benaltrismo italiano? Il Ponte sullo Stretto di Messina.

La storia è nota, ma è giusto riassumerla per spiegare le dinamiche che innescano lo sperpero di danaro pubblico ed il tempo perso dall'Italia nel suo processo di ammodernamento, a causa di una modalità di dibattito stucchevole e controproducente.  

Il progetto del Ponte, per il quale si erano spese autorevoli  personalità – fra cui l'Ing. Giuseppe Zamberletti, scomparso pochi giorni fa- e di interesse comune per molte aziende italiane, a fronte di un investimento programmato di 6 miliardi di euro - più 2 per i lavori nelle città di Messina e Reggio Calabria - fece la fine che tutti conoscono.

I benaltristi, sempre furbi e illuminati, sostennero che era inutile fare il Ponte, dal momento che erano più urgenti altri interventi, come la ferrovia Palermo –Catania, l'alta velocità Roma/Reggio Calabria, altre strade, altre infrastrutture e chi più ne ha più ne metta. 

Il risultato è stato che il progetto Ponte è stato accantonato e le altre opere, tanto care ai benaltristi, non sono state eseguite; i 400 milioni stanziati per esse, e considerate un contentino per il Sud,  vennero distribuite, andando a memoria con delibera del Cipe, al progetto Mose, a Venezia, ritenuto più importante e maggiormente impattante. I risultati di questo Mose sono sotto gli occhi  di tutti.

Oggi la TAV è l'ennesimo caso emblematico di un atteggiamento benaltrista, che continua a perpetrarsi nonostante il cambio dei Governi.Il Ministro Di Maio,  esponente di questa genia, ha recentemente minimizzato il problema Tav, Torino – Lione, sostenendo che ben altre siano le priorità per il Paese. La Tav Roma – Pescara  è stata portata come esempio illuminante di una tale alternativa.

Mentre scriviamo, la Commissione chiamata dal Ministro Toninelli per verificare i costi-benefici collegati alla Tav ha bocciato il progetto.

Adesso, il problema diviene politico, per quel che riguarda la scelta finale.

E' auspicabile una soluzione intelligente, che tenga da conto quanto è stato fatto, per gli indennizzi da pagare, per l'immagine del Paese, per i rapporti con l'Europa e la Francia, per i 50 mila occupati etc.

Il suddetto quadro fa propendere chiaramente verso una decisione a favore della Tav, ma vedremo. A questo punto, se i due partiti di Governo rimangono fermi sulle proprie posizioni, un chiarimento politico definitivo è necessario.

L'Italia, che sta vivendo una stagione di recessione, ha bisogno di positività e certezze.

Spostare - se mai fosse possibile -  gli investimenti in atto sulle grandi opere (lasciandole incomplete), per aprire nuovi, fumosi capitoli, porterà, guardando la storia, ad un solo, certo risultato, quello del benaltrismo: non risolvere un problema e crearne due.

Spostare - se mai sia possibile -  gli investimenti in atto sulle grandi opere (lasciandole incomplete), per aprire nuovi, fumosi capitoli, porterà, guardando la storia, ad un solo, certo risultato, quello del benaltrismo: non risolvere un problema e crearne due.