La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Governare in armonica discussione
08/Aprile/2019
Politica Economica

L'attuale stagione politica ci sta abituando a continue discussioni. Da mesi, infatti, M5S e Lega governano e si scontrano. Si scontrano e governano. Sembra quasi di assistere ad una seduta di defibrillazione cardiaca, al momento di quiete segue la tempesta più totale, e viceversa. Forse per tenere tutti vivi, per non fare morire nessuno. Forse per tenere sempre tutti sul filo del rasoio, vigili, attenti, tutti presenti. Forse.

Fatto sta che questo modus operandi che, via via, sta perdendo di spontaneità, sembrando quasi una strategia studiata a tavolino, sta portando i frutti auspicati. I consensi crescono. Crescono a dismisura nel conteggio finale, arrivando a sfiorare il 60% dei consensi nazionali, risultato che non si otteneva dall'era democristiana. In realtà, nel dettaglio, i cinquestelle hanno perso, dallo scorso 4 marzo, quasi 9 punti passando dal 32,68%, una percentuale impressionante che sconquassò il bipolarismo della Seconda Repubblica, al 23-24%. La Lega invece sarebbe passata dal 17% delle scorse politiche, al 34% dei sondaggi odierni. In ogni caso, nessuna delle due forze politiche, da sola, ha i numeri per governare. Insieme si, li hanno eccome. E, probabilmente, è per questo che "qualsiasi cosa accada, pax sarà fatta".

Il Governo gialloverde è arrivato per caso al Colle, in maniera inaspettata, costretto dalle percentuali, obbligati a stare insieme  per rappresentare l'intero territorio italiano. Due emisferi contrapposti del panorama nazionale che,  una volta a palazzo Chigi, hanno iniziato a discutere su ogni dossier. Si è partiti con il caso Tap, l'autonomia differenziata, poi il reddito di cittadinanza, il caso Diciotti, il rapporto deficit-Pil, il Venezuela, e ancora il rapporto con gli Stati Uniti e la Russia di Putin. Insomma, ogni giorno una battaglia, sempre un nemico da individuare, sconfiggere e la propria voce dal fare valere sull'altro. 

I toni si alzano, ogni volta, in maniere graduale, sfociano, spesso e volentieri, in dichiarazioni ardite e al vetriolo. Sembra che tutto stia per cadere e poi, all'improvviso, salta fuori la "stretta di mano" in nome del bene comune. Ebbene si, pace si fa per volere del popolo sovrano.

Dunque gli schieramenti, prima scesi aspramente in campo, rientrano nei rispettivi bastioni. Tutti pronti, a testa bassa, ad andare incontro all'altro, cantando, all'unisono, un solo inno «questo esecutivo durerà cinque anni».  Oramai, una sorta di mantra che riecheggia nelle nostre orecchie quasi fino alla noia perché sa di artefatto, sa di convenienza dei singoli venduta, ai più, come volere generale.

Probabilmente sarà così, questo esecutivo durerà cinque anni. Noi, s'intende,  nel caso di buon Governo, ce lo auguriamo per un discorso di stabilità, di continuità politica, di benessere del nostro amato Paese. Resta, però da capire, se la stabilità politica sia esclusivamente basata sulla capacità dei due contraenti di tenere alta l'attenzione, di portare sul tavolo temi che implichino una lite, uno scontro e una pax finale.  Se così è, come sembra, ci troviamo difronte ad una sana politica? 

E poi arriva il pensiero cattivo, un po' malizioso, un po' cinico: siamo in piena campagna elettorale per le Europee, a fine maggio si voterà.  Homo homini lupus. L'istinto umano è quello di sopraffare il proprio simile, far valere le proprie idee sull'altro. Lottare, sconfiggere, vincere.  Serve risvegliare nei propri elettori questo istinto primordiale per ravvivarli? Per fidelizzarli? Per ricordargli che "ci siamo e ci siamo per voi"? Bisogna sempre attaccarsi per ringalluzzire la propria parte, i propri elettori?
Litigare, o almeno fingere di farlo, per contare, per farsi notare. E, ahimè, sembra che abbiano ragione. Sembra che questa tattica stia pagando.

I numeri, quelli che contano, che escono dai sondaggi e dagli Istituti di ricerca, raccontano, come detto, di una Lega che va sempre più su e il M5S che va sempre più giù. Se queste previsioni  verranno confermate dalle urne per le Europee, non lasceranno le cose così, bisognerà per forza cambiare passo - come dice Salvini. 

Si discuterà ancora e si farà di nuovo pace? Una volta il nemico è l'Europa, un'altra i governi precedenti, un'altra ancora gli immigrati e così via. Intanto, le cose, in Italia, continuano ad andare male. Anzi, vanno sempre peggio. Lo scorso mese di marzo, l'Ocse stimava la crescita negativa del Pil per due punti decimali, portando il deficit italiano al 2,5% e il debito in crescita fino al 134%. Ai dati negativi dell'Ocse si sommano i giudizi, non meno pesanti, del Fondo Monetario Internazionale e dell'Unione Europea. Per l'FMI la nostra economia in crisi sarebbe pericolosa per il sistema mondiale e l'UE ci vede con un ritardo di crescita, rispetto agli altri Paesi Europei, di circa 20 anni.

In tutto ciò, però, in tale situazione a dir poco delicata per l'Italia, in cui le massime Istituzioni internazionali ci vedono vicini alla recessione, i nostri schieramenti politici si scontrano. Il Governo discute. Litigano, litigano e poi fanno pace.

Ma, ci chiediamo, non è che a far finta di scontrarsi, prima o poi non ci scappa davvero l'incidente?