La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Perché è necessaria una Digital Finance Strategy europea
13/Luglio/2020
Attualità economiche sociali

di Alfonso De Lucia Lumeno

Sarebbe estremamente pleonastico girarci intorno: la rivoluzione digitale, che piaccia oppure no, è già in atto. 

Il settore dei servizi finanziari sta attraversando la più profonda trasformazione della sua storia. È già in corso (da anni) il cambiamento radicale di pelle del settore del banking, e le Fintech (crasi tra financial e technology) stanno aiutando a portare avanti una profonda trasformazione dell'intero comparto. I servizi erogati dalle FinTech sono, sostanzialmente, quelli della finanza tradizionale: si va quindi dalle semplici transizioni di pagamenti, fino all'intermediazione e alla gestione del rischio (NB: tipici ed esclusivi di questo settore, sono, invece, le attività legate alle criptovalute, come ad esempio il bitcoin e lo stablecoin). La vera rivoluzione portata avanti dalle Fintech è stata, dunque, soprattutto quella di permettere pagamenti attraverso lo smartphone, effettuare investimenti tramite app o ricevere denaro da un privato utilizzando una piattaforma online. Creare, quindi, un  nuovo tipo di finanza, alla portata di tutti. Che attrae finanziamenti – come emerso dal Fintechnology Forum 2018 - per 25 miliardi di dollari l'anno, cin un mercato che Goldman Sachs stima possa valere 4,7 trilioni di dollari. KPMG ha inoltre evidenziato come investimenti globali in imprese di investimento in bitcoin e tecnologie blockchain sono in continua ascesa, raggiungendo la cifra monstre di 543,6 milioni di dollari nel 2018, rispetto ai 440 dell'anno precedente. Numeri che, però, nel contesto europeo, calano drasticamente: 242 investimenti  in FinTech per "appena" 10 miliardi di dollari.

L'obiettivo strategico dell'Europa dovrebbe essere quindi quello di garantire che i consumatori e le imprese europee attingano pienamente ai benefici derivanti dalla finanza digitale, rimanendo adeguatamente protetti dai potenziali nuovi rischi che potrebbero emergere. Per raggiungere questo obiettivo, il settore finanziario europeo deve essere all'avanguardia nell'innovazione e deve provvedere a una sua attuazione in un contesto di mercato e di produzione per servire al meglio i consumatori e le imprese in modo efficiente, sicuro, solido e sostenibile. Capacità digitali forti e innovative nel settore finanziario potrebbero aiutare a migliorare la capacità dell'Ue nell'affrontare le emergenze come l'epidemia di Covid19. Un tale risultato contribuirebbe ad approfondire ulteriormente l'Unione bancaria e l'Unione dei mercati dei capitali, rafforzando in tal modo l'unione economica e monetaria dell'Europa e mobilitando i finanziamenti a sostegno delle priorità strategiche chiave, come il green deal e la finanza sostenibile. È inoltre essenziale per l'Europa salvaguardare la sua sovranità strategica nei servizi finanziari e la propria capacità di gestire, regolare e supervisionare il sistema finanziario in modo da promuovere e proteggere i valori e la stabilità finanziaria dell'Europa. 

L'Europa si muove 

Conscia di ciò, Il 3 aprile scorso la Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica in tema di nuova strategia sulla finanza digitale (Consultation on a new digitsl finance strategy for Europe/Fintech action plan https://ec.europa.eu/info/consultations/finance-2020-digital-finance-strategy_en), attraverso la pubblicazione di un documento accompagnato da un questionario online per raccogliere le opinioni dei cittadini della comunità europea e degli operatori del mercato.
La finalità della Commissione è quella di promuovere la digitalizzazione e l'utilizzo delle nuove tecnologie nell'ambito dei servizi finanziari all'interno dell'Ue, anche tenendo presente la possibile concorrenza delle grandi imprese di tecnologia (BigTech). L'esito della consultazione confluirà nella nuova Strategia per una finanza digitale che verrà presentata nell'autunno 2020. Questa strategia terrà in considerazione quanto già fatto nell'ambito del piano di azione per il FinTech.

L'attenzione politica immediata della Commissione si concentra sul compito di combattere l'emergenza sanitaria del Covid19, comprese le sue conseguenze economiche e sociali. Sul fronte economico, il settore finanziario europeo deve far fronte a questa crisi senza precedenti, fornendo liquidità alle imprese, ai lavoratori e ai consumatori colpiti da un improvviso calo delle attività e dei ricavi. Le banche devono essere in grado di rinegoziare rapidamente i crediti, attraverso processi rapidi ed efficaci eseguiti completamente a distanza. L'emergenza coronavirus ha sottolineato l'importanza delle innovazioni nei servizi dei prodotti finanziari digitali, anche per coloro che non sono nativi digitali, poiché durante il blocco tutti sono obbligati ad affidarsi ai servizi a distanza. Allo stesso tempo, poiché le persone hanno accesso ai loro conti bancari e ad altri servizi finanziari a distanza e i dipendenti del settore finanziario lavorano a distanza, la resilienza operativa digitale del settore finanziario sta diventando ancora più importante.
La Commissione ha identificato e impostato la consultazione sui seguenti quattro settori prioritari considerati di stimolo per lo sviluppo della finanza digitale nell'Ue:

1. Garantire che il quadro normativo dell'Ue sui servizi finanziari sia adeguato all'era digitale;
2. Consentire ai consumatori e alle imprese di cogliere le opportunità offerte dal mercato unico dell'Ue per i servizi finanziari digitali;

3. Promuovere un settore finanziario basato sui dati a beneficio dei consumatori e delle imprese dell'Ue;
4. Rafforzare la resilienza operativa digitale del sistema finanziario dell'Ue.

A che punto è l'Italia

Partiamo ancora una volta da un punto fermo: l'Italia, ad oggi, non ha una legge sul FinTech. Non propriamente una buona notizia per un Paese del G7, che ha fatto del dell'attrazione degli investimenti e dell'innovazione un suo mantra. Una mossa iniziale l'ha compiuta la Banca d'Italia, emanando le prime disposizioni sul social lending (i prestiti tra privati, cosiddetti peer-to-peer) nel 2018. Ma poi?

Certo è che serve omogeneità, guida sicura, tempi e regole certi per traghettare un sistema da una parte all'altra del guado. Del resto, una rivoluzione senza regole è forse una rivoluzione?

I tempi in Italia sono ormai maturi per una legislazione sul settore Fintech. Per questo bisogna adoperarsi per un intervento in grado di regolamentare il fenomeno. Partendo dal presupposto che le banche tradizionali hanno qualcosa che le fintech non hanno, e viceversa. E allora non si può pensare a una legge che vada solo incontro alle esigenze delle prime, ma serve un provvedimento legislativo in un'ottica di collaborazione tra le due realtà.

A conti fatti, se come Paese non si è in grado di legiferare su una normativa "FinTech friendly" , si può tutt'al più (e alla peggio) uniformarsi a quanto stabilito a livello europeo. Conviene puntarci, perché significa attrarre nuovi capitali e produrre coesione sociale. In più, il settore FinTech in Europa genera 175 mila lavoratori indiretti. Perché rinunciare a queste opportunità?