La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
La reputazione di un Paese non è una variabile indipendente.
14/Marzo/2019
Attualità economiche sociali

di Lorenzo Guidantoni

Per il caso TAV, che ha fatto vacillare l'equilibrio fra i partiti di maggioranza, si è arrivati - come da attese - ad una soluzione all'italiana, di quelle che ci fa sentire furbi allo specchio e poco simpatici al resto del mondo.

Il TELT (Promotore Pubblico responsabile della realizzazione e della gestione della sezione transfrontaliera della futura linea Torino-Lione) ha ottenuto il via libera italiano per iniziare le procedure di gara, relative alla realizzazione di 45 chilometri del tunnel di base sul lato francese, pubblicando, nel prossimo futuro, delle manifestazioni d'interesse alle quali le società potranno rispondere, senza incorrere in penali, grazie alla "clausola di dissolvenza".

Per non perdere i 300 milioni di euro di contributo comunitario, il premier Conte ha inviato una lettera in cui invita TELT a "soprassedere dalla comunicazione dei capitoli di gara, per evitare che soggetti terzi (le imprese) possano formulare offerte per la realizzazione dell'opera, condizionando, per tale via, le libere, definitive determinazioni che il mio Governo si riserva di assumere nel prossimo futuro".

Due domande: quali aziende impegnano risorse umane ed economiche su bandi revocabili entro sei mesi? Perché onorare il "patto di Governo" ad ogni costo e sconfessare quelli già firmati con la Francia?

La battaglia politica attorno alla TAV, si muove su tre fronti: "il patto di Governo",con cui M5S rivendica il suo diritto di ridiscutere il progetto; l'analisi costi – benefici,studio con il quale i grillini si fanno forti dei numeri (già contestati) per difendere la loro contrarietà alla realizzazione; l'affidabilità dell'Italia agli occhi del mondo, per un accordo ed un progetto già firmati, tema per il quale la Lega, in ogni caso, vuole arrivare ad una soluzione definitiva, propendendo apparentemente senza la necessaria forza per il completamento dell'opera.

In questo senso, l'analisi costi – benefici, per quanto vada considerata importante per ogni progetto infrastrutturale, non può essere presa come unico riferimento ma come supporto alla scelta politica. Particolare attenzione, infatti, va posta ai costi reputazionali.

Come ricordato anche dal Ministro dell'Economia, Giovanni Tria, la decisione di non realizzare la TAV porta con sé costi difficilmente misurabili ma potenzialmente molto elevati, in quanto potrebbe far rivedere le scelte di investimento, in altri campi, da parte di aziende multinazionali. Gli investitori stranieri che devono scegliere dove fare business hanno bisogno della certezza delle regole e prospettive di lungo periodo.

La decisione sulla TAV potrebbe indurre a pensare che l'Italia non sia un paese affidabile da questo punto di vista e potrebbe quindi scoraggiare investimenti futuri. Esiste una questione reputazionale anche nei confronti dei partner, soprattutto europei.I rapporti all'interno dell'Unione si basano sull'ipotesi che le decisioni prese da un governo in materie che riguardano la convivenza europea, vengano rispettate anche nel caso di cambi nella guida del Paese. 

Se passasse l'idea per la quale l'Italia è un paese dove i governi che si succedono possono rivedere gli accordi internazionali, saremmo spinti verso un immediato isolamento in molti altri campi. Per un'economia dipendente in misura superiore al 30% del suo PIL dall'export e che non ha una dimensione economica, politica e demografica sufficiente per giocare sullo scacchiere internazionale un ruolo autonomo, ciò significherebbe l'ineluttabile declino.