La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
I dati della Banca d'Italia e la recessione tecnica
23/Gennaio/2019
Attualità economiche sociali

"Stabilità monetaria e fiducia sono le basi dell'economia; però, sono state interpretate in maniera troppo rigida".

Tali recenti dichiarazioni del Ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ci trovano, da sempre, d'accordo. Questa Testata, sin dai tempi dei Governi Monti, Letta e Gentiloni, ha sostenuto la necessità di una politica espansiva, che uscisse, entro una certa misura, dai limiti di Bruxelles, dando tono all'economia, attraverso la riduzione del cuneo fiscale, con un sostegno, anche fiscale, agli investimenti, sia pubblici che privati, con politiche economiche certe, capaci di infondere fiducia.

E qui sta il punto: la fiducia nella prospettiva; in essa si incardina l'orientamento degli investitori ad investire  e dei consumatori a consumare.

Le politiche del Governo, incentrate prevalentemente su "quota 100" ed il "reddito di cittadinanza", appaiono invece più orientate a creare consenso che non a stimolare le leve della crescita: investimenti e consumi.

La previsione del PIL scesa allo 0.6% per il 2019, con lo 0.9% di crescita (ancora da certificare) del 2018, ed un calo degli investimenti dell'1.1% nel terzo trimestre del 2018, disegnano un quadro poco rassicurante per operatori del mercato finanziario, imprese, risparmiatori e consumatori. 

Questo rallentamento potrebbe spingere, fra l'altro, il deficit al rialzo, oltre il prospettato 2.04 % fino a quota 2,25 – 2,4%. Da qui si proiettano negative conseguenze sui piani presentati all'Europa e nei rapporti richiesti fra deficit e debito pubblico che, tradotto, significa il rischio di una manovra bis da 7 miliardi di euro.

Questa è la realtà, piaccia o non piaccia. 

Per questo andamento, non certo positivo del ciclo economico, la Banca D'Italia, dall'alto della sua posizione oggettiva, fa scattare un warrant che richiama l'ingresso in una cosiddetta "recessione tecnica".  

In questa indicazione, la Banca D'Italia è in buona e credibile compagnia. In effetti, altri autorevoli Istituti come Oxford Economics, Barclays, Natixis, Bank of America e Citygroup, continuano ad aggiustare al ribasso i calcoli; calcoli che non possono essere sottovalutati con l'accusa di pretestuose strumentalizzazioni. Questa è la realtà.

Per evitare di trovarci sull'orlo del baratro e senza via d'uscita, diamo peso a quanto pubblicato dalla Banca D'Italia e alle analisi dei più qualificati Istituti. Bisogna capire che se non c'è una svolta, alimentata dalle grandi opere e dagli investimenti pubblici, che sono in grado di creare dinamiche positive rapide, si rischia un definitivo avvitamento del ciclo economico, con conseguenze veramente nefaste.

Le opinioni espresse nelle news sono a cura della direzione e non coinvolgono assolutamente i membri del comitato scientifico di Tempo Finanziario.